Se oggi non valgo nulla, non varrò nulla nemmeno domani.
Ma se domani scoprono in me dei valori, vuol dire che li posseggo anche oggi.
Poiché il grano è grano, anche se la gente dapprima lo prende per erba.
Vincent Van Gogh
"Chi sei?" chiese il millepiedi.
Alice rispose piuttosto timidamente: "Io - Io so a malapena, signore, in questo momento - almeno so chi ero quando mi
alzai questa mattina, ma devo essere cambiata varie volte da allora".
Lewis Carroll
Chi sono in questo momento?
Come Alice, anche io mi guardo allo specchio e riconosco di non essere più la stessa persona di ieri, né di questa mattina. Ogni giorno, ogni incontro, ogni pensiero lascia un’impronta su di me, e proprio questo continuo cambiamento dà sapore alla vita stessa.
“Chi sono in questo momento?” è una domanda che mi accompagna sempre, perché ogni giorno è fatto di nuovi incontri, di parole mantenute e di spazi da riempire. Mi muovo con curiosità, con la voglia di capire e creare, consapevole che anche il gesto più piccolo può aprire strade inattese.
Come una pagina bianca, ogni momento porta con sé la promessa di qualcosa da scrivere, di qualcosa da costruire. Non sempre è facile: ci sono giorni in cui il dubbio si fa largo e la fatica sembra prevalere. Ma è proprio allora che scelgo di restare presente, dedicando cura e attenzione ai dettagli, perché so che è quello a trasformare un gesto semplice in qualcosa di significativo.
La mia determinazione a volte può sembrare testardaggine, ma è quella stessa forza che mi spinge a cercare il meglio, a non accontentarmi, a credere che ogni esperienza, incontro o parola possa davvero fare la differenza. Questa spinta non nasce dall’illusione di avere tutte le risposte, ma dalla consapevolezza che il cammino è fatto di tentativi, cadute e rialzate, ed è proprio in questo movimento che si nasconde la crescita più autentica.
Così, giorno dopo giorno, scelgo di vivere con la mente aperta e il cuore pronto ad accogliere, perché so che ogni passo, per quanto piccolo, mi avvicina a una versione più vera di me stesso.
Questo è il mio punto di partenza.
Ed è anche il mio modo di stare al mondo: con la coscienza che non ci si arriva mai del tutto. Ci si arriva per gradi, per scoperte, per imprevisti. Non c’è una forma definitiva che mi attende alla fine della strada, ma infinite versioni che si sfiorano, si provano, si accendono, si perdono e poi ritornano.
Forse crescere non è diventare qualcuno: forse è continuare a diventare.
Accettare che non esiste un’unica versione giusta di me, perché ogni “me” che ho abitato in questi anni è stato necessario per aprire il passo successivo.
Ed è per questo che continuo a guardarmi allo specchio con gratitudine.
Non per controllarmi.
Non per giudicarmi.
Ma per riconoscere che sto vivendo.
Che ogni giornata mi graffia o mi carezza con la stessa intensità con cui la vita prova a farmi spazio.
E che io, nel mio piccolo, scelgo di rispondere.
Con ascolto.
Con attenzione.
Con la delicatezza di chi sa che ogni seme ha bisogno del suo tempo.
Forse il vero traguardo non è mai arrivare a ciò che credevo di dover diventare.
Forse il traguardo è restare aperto.
Disposto a cambiare ancora.
A lasciarmi sorprendere.
A concedermi la libertà di riscrivere la mia storia tutte le volte
che sarà necessario.
E se anche dovessi tornare indietro, rimettere in discussione tutto, sbagliare traiettoria o fermarmi per riprendere fiato, lo farò con la stessa cura con cui ho imparato a ripartire.
Perché ognuno dei miei passi, anche i più incerti, sta contribuendo a costruire la persona che sto diventando adesso.
E tutto sommato, io credo che questa sia la forma più incredibile che
possa dare alla mia vita.
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