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L’ho scoperto per caso, guardando una statistica del sito.
1836 visite, dal 2021 a oggi.
Ma il progetto non è mai stato davvero annunciato.
Nessuna campagna, nessuna promozione.
Quelle visite… ero io.
1836 volte sono entrato per sistemare, controllare, aggiustare.
Per rileggere, correggere, riscrivere tutto da capo.
1836 accessi che raccontano un’unica storia: la mia.
Lettere a Stroit è stato, ed è, un lavoro quotidiano.
Un esercizio di dedizione.
Una scelta di disciplina.
E forse è proprio questo che mi ha permesso di non perdere la speranza.
Non è stato facile.
Ma ogni giorno ho deciso di esserci.
Anche quando sembrava inutile.
Anche quando nessuno guardava.
Anche quando mi chiedevo se servisse davvero.
Ora lo so: serviva.
Perché ogni gesto ha lasciato una traccia.
Ogni passaggio, anche il più piccolo, ha costruito qualcosa.
Quel numero oggi mi parla.
Mi dice che c’è stato davvero tanto lavoro.
Silenzioso, ostinato, gentile.
E sono fiero.
E felice.
Perché so che nessuna di quelle volte è andata persa.
Era un giardino.
E stava crescendo.